La ragazza invisibile

Prima traduzione italiana dei racconti che Mary Shelley pubblicò tra il 1829 e il 1839. L’inventrice di uno dei miti più inquietanti della modernità, dopo il successo del suo Frankenstein scritto a diciotto anni, e dopo la tragica morte del poeta Shelley suo marito nel mare di Lerici, si dedicò per tutta la vita alla letteratura, pubblicando romanzi e racconti accolti con grande favore. Ma la fama del suo capolavoro ha oscurato l’altra sua produzione, nella quale ritornano i temi fantastici a cui si ispirava la storia della creazione artificiale del “mostro”. È quanto accade in questi racconti. Di impronta romantica nell’esaltazione dei sentimenti e nel conflitto tra bene e male, essi mettono spesso in scena trame da romanzo storico, allora in voga, ma ciò che in effetti raccontano è sempre un elemento enigmatico, un aspetto misterioso della condizione umana. Così il tema del “doppio” che già il mostro rappresentava per lo scienziato Victor Frankenstein, risultato di una scissione dell’io tra bene e male, ritorna nella vicenda di «Ferdinando Eboli» e del suo sosia che ne usurpa i diritti; e l’indistinguibilità dei due fa sì che non si sappia chi di loro è la copia dell’altro, proprio come in Frankenstein resta dubbio chi, tra lo scienziato e il mostro, sia la replica dell’altro. Nel racconto Il mortale immortale, un filtro magico annulla il limite di durata dell’esistenza umana ed è, per il tormento di un tempo senza fine, la punizione di quest’altra forma di dismisura o “hybris” dell’uomo in contrasto con le leggi della natura, in parallelo con la grande infrazione della nascita artificiale della vita che è il mito di Frankenstein. Nello stile come nell’invenzione tutti questi racconti rivelano continuità d’ispirazione con il folgorante esordio della scrittrice.