Ateismo, morale e significato

Nonostante il pluralismo della cultura americana contemporanea, il retaggio giudaico-cristiano possiede ancora una forte influenza sull’immaginario popolare. Così, non è sorprendente che in tale contesto l’ateismo abbia un sapore vagamente scandaloso, e la mancanza di fede sia spesso associata all’assenza di morale e a un’esistenza priva di senso. L’illustre filosofo e ateo convinto Michael Martin intende confutare tali nozioni in questa esauriente difesa dell’ateismo in quanto filosofia di vita morale e densa di significato. Martin non solo dimostra come la morale oggettiva e una vita significativa siano possibili senza la fede in Dio, ma denota anche come il punto di vista prevalentemente cristiano della società americana presenti gravi anomalie in quanto fondamento della morale e del senso dell’esistenza. Diviso in quattro parti, questo trattato convincente e saldamente argomentato inizia con una confutazione della nota critica dell’etica non religiosa per poi sviluppare una metaetica ateista. Nella seconda parte, Martin critica il fondamento cristiano dell’etica, soprattutto la Teoria del Comando Divino e l’idea dell’imitazione della vita di Gesù in quanto fondamento della morale cristiana. La terza parte dimostra che la vita può avere senso anche senza una fede religiosa. La quarta parte valuta il punto di vista teistico in termini generali, oltre alle specifiche dottrine cristiane dell’Espiazione, della Salvezza e della Resurrezione. Questa difesa dell’ateismo estremamente colta e sofisticata rappresenta una sfida avvincente per quanti hanno una fede religiosa e un importante contributo alla teoria etica.