Genesi del peccato originale

Il pensiero degli ultimi anni, da una parte grazie all’abbondante letteratura epistemologica e dall’altra agli sviluppi dell’ermeneutica, e’ arrivato a sostenere l’unita’ del metodo nella ricerca, da quella strettamente scientifica a quella tipica dei saperi umani, ivi compresa la teologia; Scalera utilizza questo importante risultato per seguire il complesso dibattito sulla identità scientifica della teologia, per poter capire il fondamento dei principi e sulla scia di Pannenberg viene intesa la teologia come “scienza del problema di Dio” da sottoporre ad ipotesi attraverso un difficile percorso di “comprensione razionale”. A tal fine lo sviluppo delle scienze e la loro specifica comprensione sono fondamentali per l’evoluzione culturale dell’uomo, anche se non potranno mai portare ad una forma compiuta del mistero divino, possono contribuire a chiarire il concetto di Dio e a rendere l’esperienza di fede più matura. Scalera fa suo in maniera integrale l’invito di Pannenberg, rivolto alla teologia, della necessita di rinnovarsi col confronto con la razionalità critica, quale essa emerge dalla filosofia della scienza del Novecento; tale passaggio è ritenuto necessario per presentare il messaggio cristiano in modo più chiaro e comprensivo per l’uomo contemporaneo. Ragione scientifica e ragione teologica, entrambe sorrette da una adeguata riflessione filosofica, sono chiamate così, pur nell’autonomia dei percorsi scientifici, a rendere conto del mistero del reale nella sua totalità; per Scalera esse permettono così di aprire nuovi orizzonti cognitivi che offrono alla ragione umana di ampliare la prospettiva di senso e di affrontare con strumenti più adeguati i contenuti teologici, come il peccato originale.