GIUSEPPE BOTTAI E LA CARTA DELLA SCUOLA

Una riforma mai realizzata

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Nel 1939 il Gran Consiglio del fascismo approva la Carta della Scuola dell’allora Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai: il tentativo più avanzato di modernizzare l’istruzione pubblica che il regime fascista abbia elaborato dopo la riforma Gentile. Destinata a restare inattuata per gli eventi bellici, la Carta presenta un impianto legislativo sintetico, strutturato in ventinove dichiarazioni concise. La scelta della formula segue l’emanazione della Carta del Lavoro e della Carta della Razza, a completare un trittico che intende porsi come unico documento fondamentale e coerente del modello sociale fascista. A Bottai si deve l’introduzione del calendario scolastico, primo atto di inizio d’anno, inteso a organizzare la scansione dei periodi tra uno scrutinio e l’altro, la durata delle vacanze, le date degli esami. Particolare attenzione è posta alla preparazione tecnica e professionale delle classi popolari: l’aumento delle specializzazioni in settori fino ad ora rimasti fuori dal circuito formativo, come le arti grafiche, la pratica commerciale, la lavorazione del vetro. Mestieri che si potevano imparare a bottega, diventano corsi di apprendistato nelle scuole e di perfezionamento per adulti lavoratori. Ma la riforma che prevede una scuola media unica ha, nella Carta della Scuola, il segno innovativo più evidente e slegato dalle esigenze di regime, tanto che sarà l’unico punto realmente realizzato nel dopoguerra e valido ancora oggi.
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Titolo GIUSEPPE BOTTAI E LA CARTA DELLA SCUOLA
Sottotitolo Una riforma mai realizzata
Autore Daniela Pasqualini
ISBN 9788874978397
Editore Solfanelli
Pagine/durata 144
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