Gli anni sospesi

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Dachau 1943-1945. Essere dentro un inferno e cercare di non farsi inghiottire. Incontrare ogni giorno la morte, e a volte non sapere più perché si è sopravvissuti ancora – né se ne è valsa la pena. Sono questi i due anni sospesi raccontati da Giuseppe Porcu. Un periodo interminabile, scandito dai riti senza senso di una quotidianità sempre uguale e schiacciante: le ore di attesa sull’attenti nel piazzale dell’appello, e quel gesto ripetuto in maniera volutamente ossessiva del togliere e rimettere il berretto; un segno, imposto col terrore, di deferenza verso chi ti sta riducendo in quelle condizioni subumane. Ed è proprio questo gesto, il Mützen ab e Mützen auf, che nel racconto diventa la più sofferta e la più emblematica di tutte le angherie, più delle botte dei kapò, del lavoro forzato, della fame e delle punizioni feroci. Di anni Joseph ne aveva appena 24 al momento della liberazione. Pesava 29 chili. Anche la sua identità per le SS si esprimeva in un numero: 55082, sempre pronunciato in quella lingua all’inizio incomprensibile e poi imparata sulla propria pelle. Funfundfunfzig nul zweiundachtzig. Ma se il viaggio di andata sui vagoni bestiame portava verso un destino terribile a cui pochi sarebbero sopravvissuti, quello di ritorno avrebbe consegnato questo giovane sardo e i suoi compagni all’ingiuria dell’incredulità prima e all’incubo dell’oblio poi. È questo il senso di un memoriale così tardivo, a distanza di oltre sessant’anni: non smettere di raccontare.
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Titolo Gli anni sospesi
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Autore Giuseppe Porcu
ISBN 9788878960176
Editore Angelica Editore
Pagine/durata 150
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