Il flagello e l’interprete
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Il flagello e l’interprete

Quattro saggi su letteratura e disastri tra Cinque e Seicento

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“D’altra parte, bisogna considerare come l’evento traumatico del cataclisma non incida soltanto sulle persone e sui meccanismi comunitari, ma anche, e soprattutto, sulle parole, rompendo il tenace legame tra res e verba. Quando si verifica una catastrofe, infatti, non vanno in frantumi solo le cose, le res, ma anche una visione del mondo, il sistema semiotico ed epistemologico su cui si reggono tali ‘cose’. Lo studio della letteratura, in questo senso, consente di mettere in evidenza la ricostruzione dell’ordine distrutto da una posizione privilegiata, cioè dall’interno dei testi. È oggi un dato noto non solo agli studiosi dei Disaster Studies che il XXI secolo abbia registrato in poco più di vent’anni un gran numero di ricerche sulle catastrofi e i disastri naturali, altresì nell’ambito degli studi umanistici: terremoti, esondazioni, eruzioni, tempeste e pestilenze hanno infatti interessato in maniera crescente non solo scienziati e antropologi, geografi e storici, ma anche, e in particolar modo, gli studiosi di storia della letteratura. Per il loro statuto di avvenimenti improvvisi e violenti i cataclismi si sono rivelati ottimi stimoli di riflessione per la produzione di scritti (trattati, cronache, canzoni, poemetti etc.) che testimoniano il modo in cui gli uomini del passato abbiano percepito la precarietà della vita, nonché le strategie con cui le società abbiano organizzato e articolato una risposta alle emergenze. Nel panorama de queste ricerche, il presente volume mira ad arricchire una tradizione di studi consolidata, di cui fornisce un’ampia panoramica, e al contempo ne mostra le possibilità di ampliamento, offrendo per la prima volta l’esempio di uno sviluppo organico delle ricerche sui cataclismi in letteratura.
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