Intrighi

Carlo Gesualdo tra musica, amore e morte

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....signora, volete che si muora, muorasi...ho cuore signora, per incontrare la morte mia, ma non costanza per soffrir la vostra: poichè se io morrò, voi non resterete in vita... Cosa sia veramente accaduto quella notte è ancora un mistero, dopo più di quattrocento anni...
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Titolo Intrighi
Sottotitolo Carlo Gesualdo tra musica, amore e morte
Autore Giovanni Savignano
ISBN 9788897005070
Editore I Libri della Leda
Pagine/durata 152
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prima recensione
Ho letto "Intrighi ". Un libro che ti prende e si fa divorare in poco tempo, con i suoi intrecci tra le vicende umane esteriori e quelle interiori: gli stati d'animo, il dolore spirituale (oltre che fisico), le paure, la nevrosi (tutte abilmente analizzate e spiegate con la competenza scientifica del medico esperto). Una ricostruzione che lascia sbalorditi per gli strani e stravaganti metodi di cura adottati dal protagonista, Carlo Gesualdo: procurarsi il dolore fisico per scacciare quello mentale.
Il principe Carlo Gesualdo fu un uomo molto fortunato e molto sfortunato. Nobile, ricco, colto, genio musicale, ma anche asmatico già in tenera età, non bello, non forte, “costretto” a sposare una donna troppo bella, troppo corteggiata ed esperta (due volte vedova). Allora ci si sposava molto giovani: a 14 anni ed anche a 12. Maria d’Avalos a 26 anni già aveva perduto due mariti.
Un giovane musicista (che avrebbe voluto coltivare la sua dote musicale) si trova invischiato in intrighi di famiglia e di potere tra il sacro e il profano, quando gli aristocratici “ereditavano” titoli nobiliari e cariche ecclesiastiche. Ed anche quando il rigore nei costumi era tornato di nuovo un dovere nella chiesa di Roma, in precedenza accusata da Lutero di “facili costumi” e di rilassamento.
Si dice che Gesualdo sia stato un cacciatore ma non risulta fosse uno spadaccino e nulla avrebbe potuto in duello nei confronti di un rivale nobile quanto lui, ma molto più forte e più gradito a Maria, la sfortunata moglie e cugina. Egli primeggiava nel canto e nella composizione musicale, ma non nelle arti marziali.
Carlo non era neanche un Gianciotto Malatesta dal fisico mostruoso, ma tanto forte da poter affrontare e uccidere l'amante della moglie.
Ma anche in questo precedente la simpatia del popolo è per gli amanti, non è per Gianciotto (il marito offeso) ma per Paolo e Francesca, ai quali vennero dedicati alcuni dei versi più belli di Dante Alighieri.
Per lavare l’offesa del tradimento, si deve ricorrere ad un tranello, e far eseguire il crimine ad altri che però eccedono nell’infierire sulle vittime. Il duplice delitto diventa un massacro, senza contare che viene fatto sparire un testimone scomodo (la dama di compagnia prediletta di Maria).
L'eccesso nella vendetta trasforma il delitto d'onore in uno scempio.
Ma chi fu a voler vendetta? A macchiarsi degli atroci delitti? A trascinare nel fango Gesualdo?
Chi ha tramato e organizzato e poi spinto Carlo ad addossarsi le colpe? 
La vicenda si tinge di giallo e coinvolge personaggi all'epoca assai noti, come si direbbe oggi di altre “corna” cresciute all'interno di queste coppie note nel gran-mondo, come: tra un altro Carlo ed una "certa" Diana.
Lo scandalo fu grande, anche se la giustizia umana (quella dei tribunali) archiviò subito il caso e non condannò Carlo Gesualdo. Il quale si era comportato secondo le regole in vigore all’epoca tra persone di alto rango.
Tanto è vero che poi non sarebbe stato così difficile trovargli un’altra moglie. E non di ripiego, ma di lignaggio ancor più alto: addirittura una cugina del duca d’Este una delle famiglie più munifiche dell’epoca, che aveva trasformato Ferrara in una delle Corti più eleganti, colte e sofisticate del tempo.
Complimenti, veramente un bel volume il Tuo, sapientemente strutturato sotto forma di dialogo. Ora vien voglia di ascoltare un po’ di quella musica così tanto ben descritta nel libro.

Prof. Renato Federici Giurusprudenza Universita' Roma 1
Review by (pubblicato il 25/09/2011)
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