La volontà di potenza

“Il rimorso di coscienza: segno che il carattere non è all’altezza dell’azione. Non amo questa sorta di codardìa nei riguardi della propria azione: non si deve [.] tradire sé stessi. […] Il nichilismo non è solo contemplazione della ‘vanità di tutte le cose’, non è solo convinzione che tutte le cose meritino di andare in rovina: alla rovina il nichilista mette mano, manda in rovina, lui. È, questa, la qualità di animi e voleri grandiosi: per i quali non è concepibile arrestarsi al no ‘dell’opinione’: il no dell’azione scaturisce dalla natura loro propria. […] In Europa la democrazia è in minima parte uno scatenamento di forze. È sopra tutto uno scatenamento di pigrizie, di fiacchezze, di debolezze.” Di Nietzsche, quelli raccolti da Peter Gast nella Volontà di potenza sono non frammenti ma APPUNTI; sono quindi ‘appigli’, pensieri sospesi; sono, infine, orme di un modo di ponderare che, seguite con circospezione, permettono di ritrovare, pure di indovinare, i propositi latenti dell’Autore. Assistita dal testo tedesco, questa versione vuole significare un atto di venerazione, offerto da “buoni Europei” in italiano, di queste reliquie del pensiero di Nietzsche, sovente denigrate come reliquati: bellici nel migliore dei casi –relitti delle guerre scatenate dai fascismi contro le democrazie nel secolo XX. Vuole essere pure un rispettoso ricordo della onestà e della bravura di quanti hanno contribuito a stabilire, oltre un secolo fa, il testo di questi documenti di Nietzsche –sorta di preziosi estratti del suo “pensare camminando”. Nonché di coloro che, circa un secolo fa, lo hanno volto in italiano –curando una traslazione che (nonostante la, invidiosa, opinione di alcuni sofi universitari) deve ritenersi felice. Vuole poi suggerire ai seguaci di Ar di affidare a una interpretazione scrupolosa, e perspicace, queste observationes di Nietzsche. Il vero Maestro richiede non che le proprie considerazioni vengano ‘concepite’ dai lettori, ma che esse diano loro da pensare: li facciano pensare. In fondo, qui buona parte del complesso dei “verbali” dei suoi pensieri può convertirsi in un congegno di interrogativi e di Gedankenstriche: di lineette di sospensione, indicative di vuoti che vanno riempiti dalle riflessioni del lettore. ( Nota del traduttore.)