La coscia di Pitagora

Un enigma millenario intreccia due epoche lontane: la leggendaria spedizione dei Diecimila mercenari greci, assoldati da Ciro il Giovane per conquistare il trono di Persia nel 400 a.C., e l’avanzata delle truppe francesi nel Regno di Napoli nel 1798. Quale filo invisibile collega questi eventi? L’Anabasi di Senofonte cela forse un segreto dimenticato? I miti di Atlantide, narrati da Platone nel Timeo, hanno un fondamento reale? E quale conoscenza proibita possedeva Pitagora, al punto che i suoi seguaci la tennero nascosta per secoli? Attraverso un’avventura che attraversa i secoli, tra fragili pergamene e verità occultate dall’ignoranza degli uomini, si svela un mistero straordinario: un segreto per cui gli uomini hanno combattuto e sono morti, e dal quale potrebbe dipendere il destino dell’umanità. Un segreto che va protetto a ogni costo. “Si parlava di Pitagora come di un essere soprannaturale, capace di parlare agli animali, di calmare tempeste e predire il futuro attraverso la lettura di una Tavola Divinatoria in suo possesso. Una leggenda gli attribuiva anche il potere di trovarsi in due posti contemporaneamente. Si narra, fra le altre cose, che avesse una coscia d’oro. Pare che abbia percorso in lungo e in largo tutto il mondo antico e abbia appreso, da giovane, i riti ed i segreti dei sacerdoti Egizi, dei Caldei e dei Magi. Si dice che sia stato in India e infine, all’età di quarant’anni, sia sbarcato in Italia, a Crotone. Egli diceva di sé di aver vissuto parecchie vite, di essere stato l’argonauta Efelide, poi Euforbio, Ermotimo, uno schiavo di nome Pirro ed altri ancora. Come tutte le anime, anche la sua andava trasmigrando in esseri umani e animali, in cerca di una purificazione finale che liberasse il divino che alberga in ogni uomo.”