La perla d'Ischia

«Jocelyn di Monsieur de La­mar­­tine, è un amabile idillio, ma La perla d’Ischia, di Monsieur Bé­­­nédict d’Os, è un libro ammirevole, il vero cantico dei cantici del­­l’amore!». Così la critica tedesca, suscitando la giustificata in­di­gnazione dei Francesi per l’ardito accostamento tra quella che ritenevano una pietra miliare del­­le patrie lettere e l’opera di uno sconosciuto, si esprimeva nei confronti di questo romanzo ap­par­so a Pa­rigi nel 1837. Al di là delle dispute delle comunità let­terarie dell’epoca, il libro, valutato con il gusto di oggi, altro non sembra che un abile esercizio di retorica romantica; oc­cor­re tuttavia sottolinearne lo straordinario peso documentario: è questo, infatti, il primo romanzo am­bien­tato nell’isola d’Ischia. Dell’au­to­re, Bé­­nédict d’Os, non si è mai sco­perto nulla; il suo nome, probabilmente fittizio, ri­mane un mi­­­­­s­te­ro. E senza nome né volto è an­che il protagonista delle vicende narrate, un giovane francese colto e in­­­t­raprendente, che, nel­­­­l’antica­mera del raffinato bou­doir, do­ve si trova per un appuntamento ga­lante – siamo nella co­­smo­po­lita e vivace Napoli della prima me­tà de­l­l’Ot­to­cento – in­trave­de una bel­­­la e sconsolata ra­gazza. Di lì a poco, attraverso una pa­rete, ne capta le grida la­­­men­tose «come quelle di un bam­bino al qua­le sarebbero sta­te in­flitte del­le percosse». Dal­la suggestione di questo in­contro na­sce l’amore tra i due giovani che fuggiranno ad Ischia, nel disperato tentativo di sottrarre la ra­gazza al­le vessazioni cui era sottoposta. Ma an­che sull’isola le in­sidie non man­cano e la sorte, sot­to le sembianze di un malvagio mo­naco converso, farà di tutto per di­vi­de­re i due innamorati.