Ok. Il pezzo non è Giusto

Il 2 settembre del 2015 Giusto, che come ogni mercoledì d’estate all’alba era in dritta dalla sera prima, ricevette una telefonata dalla sua ex compagna e madre di suo figlio. Erano le undici e lui era in un ufficio comunale a richiedere la licenza di pubblico spettacolo per organizzare una di quelle sue feste incredibili in posti improbabili. Vi chiederete come si può mai arrivare ad un appuntamento così importante in quello stato. Come si può avere la presunzione di dialogare con un dirigente “allappando” ed indossando occhiali da sole. O come sia possibile non pensare di ritirarsi a casa qualche ora prima e in uno stato migliore sapendo di avere, l’indomani, un appuntamento così importante. Credo che tutte queste belle cose, dopo, molto dopo, se le sia chieste anche lui… Questo l'incipit del secondo episodio della saga ideata da Augusto Penna, cominciata con Fatti. Fummo. Diario di una stupefacente quarantena. Dopo le peripezie di Nando e della sua crew, alle prese con il lockdown e i suoi derivati, ecco farsi largo tra le pagine la figura di Giusto, suo mentore e socio: clubber per pro/vocazione, promoter per scelta. Lo vediamo muoversi dal 2015 ad oggi: lo accompagniamo nelle sue scelte, lo vediamo affrontare la sua dipendenza e la scoperta dell'essere speciale di suo figlio. Droga e clubbing, un binomio che agli occhi di molti può sembrare indivisibile. Ma che non è un postulato assoluto. E’ Leo Mas, leggendario dj e pioniere del genere balearico, a firmare l’intro: “Con una scrittura diretta e incisiva l’autore si confessa come se parlasse al suo migliore amico, seduti in un bar, in un momento in cui si fanno i conti con la vita…". Musica, maestri!