Un delicato retrogusto di pipì

L'autore di quest'acidulo canzoniere, non è un vecchietto stizzoso e rusecatore cui la bassa statura abbia impedito di raggiungere succosi grappoli d'uva, ma un uomo appagato: come marito, padre, nonno e vir neapolitanus. Ha una sola, grave lacuna culturale, smascherata dal Prefatore: non capisce quasi nulla di gran parte della "poesia" contemporanea. Per il resto è quasi normale. Entrato in magistratura nell'aprile del 1959, vi ha giganteggiato come pretore, giudice istruttore e presidente di corte di assise. Poi, stroncato dalla sciagurata riforma del codice di procedura penale, ha patito con dignitosa ma arida laboriosità il drammatico scempio della giustizia penale, come procuratore aggiunto della Repubblica e infine avvocato generale presso la corte di appello. L'inatteso compimento del settantacinquesimo anno di età l'ha condannato alla pensione col titolo onorifico di procuratore generale aggiunto della Cassazione. Nel suo paludamento di "letterato" ha già sfornato in più di tre lustri numerosi... capolavori, di prevalente ispirazione partenopea. Ha tradotto in lingua napoletana quattro celeberrimi classici della letteratura, solo apparentemente destinati all'infanzia, e un racconto di Sherlock Holmes: Le avventure di Pinocchio, Le petit Prince, Alice's adventures in Wonderland, A Christmas carol e The adventure of the Red Circle. Le sue cinque raccolte tematiche di proverbi e modi di dire della nostra Terra campana si distinguono per il testo che li commenta e per il ricco florilegio della letteratura napoletana in prosa e in versi dal 1500 ai nostri giorni: «Proverbi e maccheroni», «Proverbi e femmine», «Proverbia prohibita», «'A mamma» e il recentissimo «Capa e ppiere». Infine, quest'operetta, assolutamente diversa da tutte le precedenti, segue ad altri due libri di poesie: «Agli arresti domiciliari» e «Sustanzialmente io songo n'ommo allero».