Vincenzina, mi chiamo Vincenzina

Libera Dolci narra in "Vincenzina, mi chiamo Vincenzina", la storia di sua mamma. È il corale racconto dei racconti che unisce, alla sua voce narrante, quella dei fratelli, delle sorelle e dei tanti che hanno avuto la ventura di incrociare una donna straordinaria. Vincenzina ha attraversato la strada lastricata dagli esclusi dalla Storia per diventare una protagonista della "Sicilia chi camina". Era povera, era vedova, aveva cinque figli quando scelse di sposare l’uomo che amava e dal quale era riamata... Sposò Danilo Dolci, che era venuto nel Sud Italia non per fare ricerche demologiche o raccogliere documenti di un mondo in rovinosa trasformazione: era venuto a Trappeto con l'irrefrenabile volontà di aderire a quel mondo contadino e portare aiuto. Vincenzina - garbo e tenerezza, gioia e difficoltà, abnegazione e coraggio - aveva scelto di rimanere una donna semplice ed essenziale. Instancabile e sorridente, cuoca di chiara fama, parlava con le piante e volgeva battute ai fiori, portava nel suo bagaglio la lingua, i "cunti" e la saggezza di quel mondo contadino siciliano. Ho elencato una parte delle sue qualità, ma le sue qualità, sommate assieme, danno un risultato maggiore dell'addizione aritmetica. La storia di Vincenzina ci permette la comprensione, e dall’interno l’ingranaggio, di quella rivoluzione nonviolenta, in casa come nel mondo, della "Sicilia chi camina", appunto.