Francesco II e la Sicilia

Nell'estate del 1860 la rivoluzione nazionale italiana sbarcò in Sicilia. Già bella primavera, i liberali e gli unitari isolani avevano dato il via, con il moto della Gancia, a una sequenza ininterrotta di rivolte e insurrezioni che misero in discussione, come era già stato nel 1820 e nel 1848, la legittimità della monarchia borbonica. Gli apparati dello Stato si mobilitarono, provando a contrastare la rivoluzione attraverso tutti i mezzi, gli uomini e le risorse disponibili. Per i borbonici, fu la guerra per l'indipendenza, in conflitto da cui sarebbe dipesa la sopravvivenza delle Due Sicilie e che oppose Francesco II, l'alterego, gli ufficiali, i militari e gli amministratori borbonici agli storici detrattori della monarchia. Gli uomini del regime ne furono i principali protagonisti e descrissero quelle settimane in numerosi documenti e fittissime corrispondenze che ne chiariscono le visioni, la diversa e spesso contraddittoria interpretazione degli scenari ma anche la coesistenza di problemi generali con prospettive personali e posizioni individuali. Si trattò di uno scontro frontale e radicale, l'ultimo e il decisivo tra la monarchia borbonica e la Sicilia italiana che avrebbe anticipato i termini, le dinamiche e i caratteri della scomparsa definitiva del Regno. Un crollo che, fuori da nuove e vecchie retoriche, sembrò inesorabile proprio dalle parole dei suoi stessi protagonisti.