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La patria di Zarathustra

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«Un giorno, una ventina d’anni or sono, in una piccola “casa di affitto”, nel frugare in un vecchio cassone si rinvenne un quaderno di appunti. Era stato dimenticato colà da un curioso tipo di misantropo che per parecchio tempo aveva soggiornato a Genova: Federico Nietzsche. Nella Superba, infatti, il “barbaro enorme” aveva vissuto la sua “seconda vita”. Sopra un piccolo quaderno, scrive: “Appena levato il sole, vado su una roccia solitaria, vicino alle onde: mi distendo sotto l’ombrello, immobile come una lucertola: non ho dinanzi a me che mare e cielo”. E resta così fino alle prime stelle, scrutando il mare con intensità, quasi voglia scoprire il segreto che gli toglie il riposo… il tramonto sul mare, quell’ora divina nella quale, dice, “anche il più povero pescatore rema con un remo d’oro”. Ancora: “Vi sono dei momenti in cui passeggio sulle alture di Genova con certi sguardi e sensazioni, simili a quelli di Colombo quando contemplava il mare, e insieme tutto l’avvenire”. Più tardi, a Ippolito Taine, doveva rivelare: “Quel libro, La gaia scienza, lo devo ai primi raggi del sole, della salute novella: esso fu concepito a Genova, nel 1882, in alcune settimane di quel mese di gennaio pazze di sole…”. Un anno dopo, nel 1883, a Portofino, dove viveva in un piccolo albergo, posto immediatamente a mare, nacque invece il suo Zarathustra. Ma solo in Albaro [un quartiere di Genova, in alto sopra Boccadasse, N.d.C.] apprende, per caso, che cosa significa il nome di Zarathustra, e ne scrive subito all’amico Peter Gast, anch’egli un rigenerato: “Zarathustra, cioè stella d’oro. Questa scoperta mi rese beato”.» (Dall’articolo di A. Taro, Federico Nietzsche a Genova, apparso su «Il Lavoro» del 17 dicembre 1940.)
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Titolo La patria di Zarathustra
Sottotitolo No
Autore Carlo Bo
ISBN 9791280123329
Editore Edizioni di AR
Pagine/durata 56
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