I dischi volanti nel 1600 venivano da Magonia

“Al tempo dell’ignoranza e della barbarie, sotto l’Episcopato di Agobardo che visse a Lione, in una donna e tre stranieri, che si credevano scesi da un carro aereo, il popolo furioso per una grandinata che qualche giorno prima aveva distrutto la loro speranza di sostentamento, immaginò di vedere gli abitanti di Magonia. Furono catturati e portati nelle prigioni dell’arcivescovo. Ci si preparava già a bruciarli quando Agobardo, l’uomo più illuminato del suo secolo, cercò di salvarli e pubblicò per l’occasione un trattato curioso e sapiente contro l’esistenza dei carri aerei e il paese di Magonia. Ma invano. Allora egli fece segretamente evadere gli stranieri, oggetto dell’odio popolare”. Così una rivista francese del 1784. Ma il vescovo francese era in errore, perché i visitatori dalla fantomatica terra celeste di Magonia esistevano realmente, ed erano gli alieni. Che per tutto il Seicento, un secolo a metà strada tra la scienza e la superstizione della caccia alle streghe, continuarono ad apparire nei cieli di tutta Europa e Asia con le loro straordinarie macchine volanti. E mentre il popolino ignorante credeva di vedere i diavoli nel cielo, gli unici a capire la vera natura di quegli intrusi dallo spazio furono i gesuiti. Che ne lasciarono testimonianza scritta negli archivi dell’Ordine. Grazie ad un paziente lavoro di recupero delle fonti originali l’autore, già archivista bibliotecario ed insegnante di religione, ci presenta una mole sterminata di documenti assolutamente inediti che dimostrano come gli UFO agissero indisturbati nelle terre dei nostri antenati, rapendo ignari viandanti, disegnando cerchi nelle messi, mutilando bestiame, spargendo la peste di manzoniana memoria e persino incendiando le torri delle chiese. E mentre una parte del clero cercava di catturare gli alieni “magonesi” per mandarli a morte, altri ecclesiastici, nell’ombra, cercavano di capire se quelle strane apparizioni fossero invece “moniti del cielo”. Di un cielo abitato, naturalmente.